Automazione come integrazione

La concezione di automazione come integrazione tra diverse macchine nell'ambito di un unico sistema di controllo appartiene a Diebold e fu formulata nel suo già citato lavoro del 1952. Secondo Diebold, l'automazione dovrebbe presumere una logica di sistema integrato, basato né su singole macchine, né su gruppi di macchine, ma sull'intero processo di produzione. Sempre secondo Diebold, l'automazione non sarebbe semplicemente una serie di nuove macchine, ma sarebbe piuttosto un diverso modo di concepire e di realizzare i processi di produzione. La stessa tesi viene ripresa da Pollock (1957), secondo il quale l'automazione sarebbe l'integrazione di processi discontinui o parziali in un processo coordinato, da Northrup (1958), che definisce l'automazione come produzione automatica continua, e da Buckingham (1961), secondo il quale l'automazione sarebbe una concezione della fabbricazione. Le caratteristiche rilevanti dell'automazione come integrazione sarebbero:

  • le macchine stesse
  • l'integrazione tra i diversi strati della produzione
  • l'integrazione tra fabbricazione e processi informativi gestionali
  • la continuità della produzione
  • l'integrazione tra le funzioni aziendali
  • le forme di controllo economico e gestionale.

La concezione di automazione come integrazione è importante anche perché, al contrario delle precedenti, permette di pensare all'automazione in un contesto aziendale flessibile: secondo Azzarello e Wegner, i grandi cambiamenti tecnologici resi possibili dai nuovi sistemi tecnici, dall'integrazione dei processi e dalla nascita delle nuove tecnologie, implicherebbero anche l'integrazione dei sistemi gestionali delle aziende e lo sviluppo di processi di progettazione e di gestione in grado di superare le tradizionali distinzioni tra funzioni e la divisione del lavoro nelle fabbriche.